Recensione di Michela Zanarella
Accostarsi alla poesia di Enrica Meloni significa ritrovarsi a vivere degli eventi in versi fino a rimanerne coinvolti totalmente. Il volume Eventi in versi, delle Edizioni La Rondine, evidenzia fin dalle prime liriche una fedeltà alla metrica e all’originalità delle immagini. La scelta minuziosa nella costruzione del linguaggio si rivela una base fondamentale per l’intera struttura poetica.
Il ricorrere costante a figure mitologiche ci riporta a una dimensione archetipica affascinante, dove il mito sembra incarnarsi nella moderna umanità, fin quasi a farsi coscienza del sociale. “Tu mutua voce di Dagon, espression di dardi su anguste ciniglie di [sprezzante guerreggiare. Civitas d’emigranti forze, perdenti ma portatrici di storiche rivincite.” Dagon, è il nome ebraico del dio Dagan, importante divinità mesopotamica e semitico-orientale; era la divinità della fertilità e del raccolto nel pantheon dei Cananei, che secondo il mito era il padre di Baal. Il suo aspetto era di un uomo sorgente da una spiga di grano. I latinismi ed i termini “fuori tempo” vanno a conferire una certa sacralità alla poesia, che coniuga una storicità millenaria a una quotidianità familiare.
Cinquanta poesie dalle più svariate tematiche sembrano affacciarsi tra le storie del mito e le attualità del mondo, valorizzando le molteplici sfaccettature dell’esistenza.
Enrica Meloni sa risolvere i conflitti del tempo con intuizioni poetiche limpide e pregiate. La poetessa coglie i significati più profondi delle parole fino ad arrivarne alle radici, che hanno dato vita al verbo.
“Pregressa danza d’un certo vivere, condivision d’un esser vicendevolmente estroso,
propugnanti movenze, nate, vissute, cullate nell’epilogo d’un celestial [sospiro.”
Lo stile si avvale di neologismi arditi, di ritmi e soluzioni non semplici, ma sa farsi voce universale colpendo l’intelligenza dell’uomo.