MATRIX E PSICOLOGIA

di Simone Provenzano

Cosa ci incastra un film come Matrix con psiche e anima?

È che parlando con un amico ho scoperto che non aveva mai visto questo film e ne sono rimasto scioccato, essendo lui un appassionato cinefilo. Quindi mi sono proposto per un breve post su questo piccolo capolavoro pop.

Personalmente ho adorato Matrix. Non parlo dell’intero progetto nelle sue tre parti, ma solo del primo capitolo. Ne rimasi folgorato. Chiamatela pure deformazione professionale, ma in questo film ho ritrovato, sotto forma di citazioni, allegorie e metafore, una quantità enorme di simbolismi e concetti a me cari.

frompactomatrix.blogspot.com

Il film tratta di un malinconico personaggio che si trova a fare i conti con la realtà delle cose. Se non lo avete ancora visto, prima di continuare la lettura è il caso di vederlo perché svelerò un sacco di cose che è più piacevole vedere sullo schermo che sentirle raccontare da me qui.

Iniziamo con il modo in cui la pellicola descrive la società. In tutto il film si respira un’area nichilista. Un mondo insieme caotico e iperordinato allo stesso tempo. Una società in cui le persone fanno quello che c’è da fare, in modo quasi automatico, come un’enorme recita scolastica in cui ognuno gioca a rappresentare il proprio personaggio. Uno dei mali della nostra società: lo scollamento tra i nostri bisogni di esseri umani e le necessità di compiere azioni per rimanere integrati nel contesto sociale.

Ne abbiamo già parlato e ne riparleremo. La nostra è una società nevrotica che conduce alla nevrosi. Convenzioni e “obblighi” sociali rappresentano veri e propri muri contro cui la nostra psiche finisce per sbattere, obbligandoci a trovare strade alternative a quelle che naturalmente saremmo portati a percorrere. Non ci manca la libertà di scegliere, ma, per fare un esempio, possiamo scegliere ciò che vogliamo da un menù, ma non possiamo scrivere noi il menù!

Andiamo avanti parlando di qualcosa che, se avete visto il film, non potete non aver notato: i continui richiami a Lewis Carroll e al suo Alice nel paese delle meraviglie. Un richiamo che durante tutta la pellicola si fa notare in modo esplicito. Un richiamo ad attraversare lo specchio, ad andare oltre a ciò che vediamo. Potremmo chiamarlo “squarciare il velo di maya” per citare Schopenhauer, o per rimanere nel mio ambito, prendere consapevolezza. Bellissima la scena nel film in cui Neo, il personaggio principale, per vedere il vero mondo si trova davanti ad uno specchio rotto che, nel momento in cui lui decide di voler “sapere”, si ricompatta e lo ingloba. Se mi permettete una speculazione, sembra quasi la metafora di una personalità che da scissa ritrova la propria unità.

Mentre scrivo mi rendo conto che tentare di raggruppare in solo post tutta la simbologia e le citazioni di questo film mi sarà impossibile. Allora faccio prima a giungere direttamente alla conclusione, lasciando a voi, riguardando o vedendolo per la prima volta, di cercare il resto e prendervi quello che vi pare da questo film.

Il film finisce con Neo che capisce, prende consapevolezza e agisce. In psicologia si direbbe che arriva ad avere un insight, un’intuizione illuminante, che gli permette di essere in pace con se stesso e con ciò che è. Ci arriva attraverso l’esperienza e la volontà di ricercare qualcosa che non sa ben definire. Un sentore comune direi!

Niente male per un filmetto di fantascienza, no?
Chiudo con una delle frasi che preferisco di questo film, la dice Morpheus (una sorta di maestro di vita) al protagonista:
“Capirai col tempo [….] che un conto è conoscere il cammino ed un conto è intraprenderlo”.

One Response

  1. Isaccomela 12/09/2012

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