TORMENTONI MUSICALI: LA “FOLLIA”, HAENDEL, STANLEY KUBRICK

di Leonardo Masi

Sui tormentoni musicali (o, per chi preferisce: earworms, Ohrwurm, tubes) hanno scritto piacevolissime pagine neurologi come Oliver Sacks, filosofi come Peter Szendy, psicanalisti come Theodor Reik, narratori come Mark Twain. Ma alla domanda “perché certe musiche ci si appiccicano alle orecchie come tarli?” non ci sono risposte semplici. Certo il fenomeno non è recente: molto prima di Kylie Minogue con Can’t Get You out of My Head (e chissà se il titolo non si vuole riferire al motivo musicale stesso, si chiede Szendy), ci sono stati altri tormentoni. Pur senza essere stato pubblicizzato dai moderni mezzi di comunicazione di massa, il tema della Follia è stato un primo esempio eclatante di tormentone.

da campagnanodiroma.olx.it

La Follia è un tema – o sarebbe più corretto dire: un “materiale” – musicale del quale le prime testimonianze scritte risalgono al Quattrocento; il drammaturgo lisbonese Gil Vicente la cita come una danza in una sua opera del 1503, quindi si pensa che l’origine sia portoghese, ma c’è anche una traccia che collega questa musica alle Isole Canarie. Ben presto questa melodia prese ad apparire nelle opere di diversi compositori anche fuori dalla penisola iberica. Nel 1700 Arcangelo Corelli conclude i suoi Concerti Grossi op. 5 con una incredibile serie di variazioni per violino e basso continuo sul noto tema, che appare nelle opere di Antonio Salieri, Alessandro Scarlatti, Antonio Vivaldi e anche in tempi più recenti troviamo in Rachmaninov o in Manuel Maria Ponce.

La Follia doveva essere percepita come quello che nel linguaggio jazzistico oggi definiremmo uno “standard”, cioè un tema che diventa un classico del repertorio da sottoporre alla propria interpretazione personale, come Round Midnight o All the Things You Are. E forse la versione più nota di questo standard ante litteram che veniva chiamato Folìa, Follia o Folies d’Espagne, a seconda del paese in cui ci si trovava, è quella scritta da Georg Friedrich Haendel (1685-1759). Il pezzo, noto ai più come la Sarabanda di Haendel, è il quarto movimento della Suite in re minore n. 4 (HV 437) per clavicembalo, e risale agli anni giovanili del compositore. Consiste nel nostro tema, seguito da due variazioni, e quindi dalla ripetizione finale del tema.

Scena iniziale di “Barry Lindon” (Wikipedia)

Ma la versione del brano di Haendel nota ai più è quella orchestrale così come la sentiamo nel film Barry Lyndon (1975) di Stanley Kubrick. Si tratta di una versione che lascia perplessi i puristi, i quali notarono da subito che un simile arrangiamento era un anacronismo per un film ambientato nel Settecento, che per giunta ricostruiva le ambientazioni d’epoca con grandissimo scrupolo filologico. Ma forse proprio per questo il tema della Follia accresce nel film la sua potenza di tarlo nell’orecchio: Kubrick non era certo uno che faceva le cose per caso, e forse la sua scelta vuole dirci che quello che ci ha mostrato il film, per quanto in maniera filologicamente impeccabile, è comunque finzione. Oppure: la storia che avete visto è ambientata nel Settecento, ma poteva benissimo essere ambientata nell’Ottocento o al giorno d’oggi. E la Follia, inesorabile nel suo scandire i tempi del duello e della morte, ci indica l’atemporalità di se stessa e contemporaneamente delle dinamiche mostrate nel film. Del resto, sui titoli di coda, quando questa musica riappare, leggiamo: “Fu durante il regno di Giorgio III che i suddetti personaggi vissero e disputarono. Buoni o cattivi, belli o brutti, ricchi o poveri, ora sono tutti uguali”.

Scena iniziale di “Arancia meccanica” (Wikipedia)

Ma in un altro film Stanley Kubrick aveva usato come tema musicale ricorrente delle musiche basate sulla Follia. Arancia Meccanica (1971) si apre con una versione al sintetizzatore della Music for the Funeral of Queen Mary (1694) di Henry Purcell, ennesimo travestimento (cosciente o no) del tema iberico, e come in Barry Lyndon questa musica sembra una promessa di morte. Il musicista Walter/Wendy Carlos, esecutore delle musiche elettroniche per questo film, riprende ancora la Follia nel suo Theme from A Clockwork Orange (Beethoviana).

Oliver Sacks, in Musicofilia, scrive che i tarli nell’orecchio sarebbe più giusto chiamarli “tarli nel cervello”. Nel cinema di Kubrick abbiamo due tormentoni che hanno lo stesso nome, cambia solo la maiuscola all’inizio. Il primo è la follia, il tarlo nel cervello che affligge i personaggi delle sue storie (da Hal 9000 a Jack Torrance, da Palla di Lardo al generale Ripper e tutti gli altri); il secondo è la Follia, il tarlo nell’orecchio, l’ossessione musicale più antica che conosciamo.

2 Comments

  1. Giovanni Agnoloni 12/05/2012
  2. Alessandro 07/02/2013
  3. Pingback: maggio e i suoi appuntamenti 30/04/2025

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