TERMINATOR 5: RECENSIONE E TRAMA DEL FILM

di Nicolò Venturen – ilcucchiaiononesiste88.wordpress.com

Terminator 5: recensione del film di Alan Taylor

Al terzo tentativo di riportare in auge il franchise di Terminator era doveroso aspettarsi qualcosa di diverso. Un film che, anche puntando solo sul semplice intrattenimento come preventivabile, poteva esser fatto in un modo migliore. Ecco la recensione di Terminator 5.

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Terminator 5: trama che si riallaccia al primo capitolo

La pellicola, questa volta diretta da Alan Taylor (Thor: The dark world), grazie ad una serie di novità sembra dare l’impressione di avere le idee chiare e di seguire una strada precisa. La trama di Terminator 5 si riallaccia al primo capitolo facendo incontrare lo Schwarzenegger del 1984 – ricostruito digitalmente – con quello dei giorni nostri, mostrando da subito la volontà di giocare con linee temporali e realtà alternative. Utili anche a giustificare l’utilizzo di attori diversi per interpretare i nuovi Kyle Reese e Sarah Connor. Più per dare linfa alla saga che per una vera esigenza narrativa assegna poi a John Connor, da sempre emblema della lotta e della speranza, il ruolo del cattivo trasformandolo in un letale ibrido uomo-macchina.

A ben vedere l’idea di ribaltare il ruolo di un personaggio conosciuto era una delle intuizioni alla base del seguito di James Cameron (Terminator 2), con il passaggio dalla parte dei buoni del Terminator, insieme a quella di renderlo una figura paterna per il giovane John Connor. Qui la stessa cosa viene riproposta in chiave comica – viene chiamata continuamente “papà” – privandola completamente del suo fascino. Come è trattata con superficialità anche tutta la questione dei viaggi nel tempo. Più volte il “vecchio ma non obsoleto” Schwarzy tenta di mettere chiarezza nella confusione dello spettatore quando la risposta dello stesso Kyle Reese sembra rivelare le vere intenzioni degli sceneggiatori: servirsi di spunti anche interessanti e utili ad affrontare la fantascienza e usarli come pretesti per creare un action condito da scene d’azione sempre più improbabili.

La realtà è che tutto il film è impostato come un buddy movie, un reboot mascherato da sequel, dove al posto della strana coppia abbiamo un trio con il Terminator sempre più parodia di se stesso. Senza che ci sia mai un reale senso di minaccia o un minimo di empatia per la sorte dei personaggi, il film si prende anche sul serio nel trattare la storia d’amore tra i Kyle e Sarah meno carismatici che si siano mai visti e nell’ardore di lanciare una non poco velata critica all’uso massiccio della tecnologia. La scena più interessante, il momento in cui finalmente viene dato un volto a Skynet – con una scelta di casting azzeccatissima – viene liquidato in pochi minuti, a meno di non voler aspettare i titoli di coda o eventuali sequel.

Terminator: Genisys cerca di ripartire ma lo fa nel modo più svogliato e banale possibile, appoggiandosi al passato e sostituendo l’atmosfera apocalittica con l’ironia e una trama inutilmente intricata che più di coinvolgere lascia indifferenti.

Un reboot che delude, non aggiunge niente di nuovo e fa rimpiangere James Cameron.

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