40 anni dopo, Amadeus, il capolavoro di Miloš Forman, è tornato al cinema in versione restaurata. Come quella meraviglia di In the Mood for Love, questo 2025 appena cominciato ci ha restituito perle imperdibili, e il film che romanza la storia di Mozart e del suo rivale Salieri non è da meno.
La risata di Mozart, interpretato magicamente da Tom Hulce, è il timbro indelebile di un lungometraggio che nel 1984 fece incetta di Premi Oscar (ben otto), pur mancando proprio quello al protagonista principale. Andò invece al rivale Salieri, alias F. Murray Abraham, in una sorta di rivincita fuori dallo schermo.
Quell’esplosione di vitalità a tratti volgare e senza alcun freno inibitorio, quell’espressione irriverente da amante dell’esistenza condita di eccessi, quello sbeffeggiare la corte a suon di musica prorompente, fanno del Mozart-Hulce un’icona della divinità terrena. L’elemento che colpisce è il daimon che si fa persona, la chiamata del divino che diventa terreno per arrivare a tutti, e Salieri lo sa, invidiandone l’essenza di cui non dispone. Il film restituisce molto bene la contrapposizione tra la genialità e la mediocrità.
Per capire meglio il match tra il daimon e l’invidia bisogna partire comunque dalla trama.
L’incipit è il tentato suicidio dell’anziano compositore italiano Antonio Salieri, che poi comincia a raccontare ad un sacerdote, dal manicomio di Vienna in cui è rinchiuso: dall’adorazione del piccolo Mozart, già genio a sei anni, Salieri indirizza la sua vita per eccellere allo stesso modo, facendo voto di castità in cambio. Diventa il compositore di corte, ma l’arrivo da Salisburgo di Mozart e delle sue opere provocano l’entusiasmo dell’imperatore e del grande pubblico. E l’escalation di un’invidia cosmica.
Dopo una relazione fugace con Caterina Cavalieri, allieva proprio di Salieri, Mozart sposa la sua Constanze. La vita dei due rivali prosegue costantemente in modo antitetico: Wolfgang eccelle tra l’estasi di chi lo ascolta, anche quando modifica il censurato Le Nozze di Figaro; Antonio assiste rabbioso al genio del rivale, per poi avvicinarlo come falso amico, nel tentativo di copiarne e stopparne la grandezza.
foto luckyred
Sarà la morte del padre di Mozart lo spartiacque decisivo della sua vita, la figura di quel Leopold autoritario e giudicante che accompagna interiormente il musicista anche dopo. Nonostante l’ispirazione per il suo Don Giovanni, quest’evento lo segna, e Salieri decide di affondare il coltello nella piaga, vestendosi con la stessa maschera che usava il padre defunto, e commissionando a Wolfgang un Requiem che lo farà uscire di senno.
Il fantasma della figura paterna che si ripropone incessantemente nell’opera richiesta a suon di ducati, porta Mozart ad un esaurimento psico-fisico, esacerbato dall’assenza della moglie, che pur amandolo decide di andarsene, e dalla vita dissoluta. Il finale sarà drammatico, mentre Salieri attinge bramoso al genio anche sul letto di morte.
È proprio nei momenti finali del film che la discrepanza tra colui che è baciato da Dio e colui che ne aspira all’attenzione raggiunge il picco massimo: Salieri non riesce a star dietro al veloce dettato del Requiem di Mozart, tale è lo sgorgare fluido e incessante dall’anima di quest’ultimo, anche in punto di morte, ma la sua avidità non si placa, non prova né empatia né senso di colpa.
La stessa figura della moglie, che torna presa da sentimenti di mancanza e amore, è totalmente inebriata dal suo genio che non si rende conto della fine ormai prossima. Tutti: Salieri, l’imperatore, il pubblico dell’epoca e quello eterno, la moglie stessa, sono quindi spettatori del daimon tanto caro a James Hillman nel suo stra-ordinario Il codice dell’anima.
“Tutti, presto o tardi, abbiamo avuto la sensazione che qualcosa ci chiamasse a percorrere una certa strada” (pag.19).
Hillman respinge l’idea che le nostre biografie diventino quelle di una vittima della genetica e dell’ambiente nel quale si cresce, spostando il focus su vocazione e destino che formano “la teoria della ghianda, cioè che ciascuna persona sia portatrice di un’unicità che chiede di essere vissuta e che è già presente prima di poter essere vissuta.” (pag.21)
“Prima della nascita, l’anima di ciascuno di noi sceglie un’immagine o disegno che poi vivremo sulla terra, e riceve un compagno che ci guidi quassù, un daimon, che è unico e tipico nostro. Tuttavia, nel venire al mondo, ci dimentichiamo tutto questo e crediamo di esserci venuti vuoti. È il daimon che ricorda il contenuto della nostra immagine, gli elementi del disegno prescelto, è lui dunque il portatore del nostro destino.” (pagina 23)
Il daimon di Mozart è presente fin da bambino, è forte, si impone e lo guida. Nel compositore italiano il daimon è invece andato perso, come spesso accade per la maggior parte di noi.
Psicologia accademica e psichiatria di oggi hanno perso il concetto di anima, vocazione e provvidenza, ma la chiamata del daimon si fa sentire nei modi più strani e diversi da una persona all’altra, ci dice Hillman nel suo libro citando come esempi le bio di grandi personaggi come Judy Garland, Josephine Baker, Manolete, e altri.
Nel film romanzato, Salieri è il simbolo dell’invidia, l’emozione negativa per eccellenza insieme alla cugina gelosia, di colui che non ha ma che vorrebbe avere quello che ha l’altro. Salieri è il simbolo della mediocrità, come dichiara lui stesso nel film, che vorrebbe quella genialità di cui non è portatore. Salieri è il simbolo della manipolazione e, per ottenere ciò che vuole, è disposto a vendere la propria anima ai gironi infernali danteschi.
Film meraviglioso Amadeus, di una bellezza prorompente, destinata a durare nel tempo come i capolavori di Wolfgang Amadeus Mozart che risuonano nell’arco di tutta la visione.
E la lezione da evincere è: agli invidiosi, gelosi, manipolatori, alle anime brutte, si risponde sempre col sorriso e quella risata contagiosa. Ahahahahaahahahahahahahaha!!!

Giornalista pubblicista e web writer. Da sempre lo sport è la sua prima, grande passione. Non solo calcio, ma anche tennis, golf e motori.
L’amore per la scrittura lo porta poi verso tutti gli altri territori.